Assemblea
GRUPPO PRODUTTORI FERMENTI LATTICI E STARTER
20-06-2016
Martino Verga - Assemblea 2016
Gentili Colleghi,
mi fa piacere potervi incontrare tutti in questa giornata importante per la nostra Associazione.
Vorrei cogliere l’opportunità per parlarvi di alcuni aspetti riguardanti le colture microbiche sui quali ritengo sarebbe utile portare la vostra attenzione. Il primo riguarda il posizionamento normativo di questi ingredienti.
Le colture microbiche, come tutti ben sapete, sono ingredienti fondamentali nella produzione di moltissimi alimenti, a partire proprio dai vostri prodotti. Sono ingredienti impiegati tradizionalmente per i processi fermentativi da essi esercitati. In questo senso la fermentazione è uno dei più antichi processi di trasformazione, nonché tecnica di protezione degli alimenti.
Oggi però sappiamo che i microrganismi producono anche un’ampia varietà di sostanze utili contro altri microrganismi patogeni o comunque dannosi o esplicano attività di competizione verso tali microrganismi. Pensiamo ad esempio ai trattamenti in crosta contro la Listeria.
Parliamo di microrganismi generalmente appartenenti alle stesse specie, se non allo stesso ceppo, impiegati tradizionalmente nei prodotti fermentati. A volte elencati tra quelli riconosciuti come QPS, cioè considerati presumibilmente sicuri dall’EFSA, a volte aventi una lunga storia di impiego sicuro nella produzione alimentare.
Fatto salvo casi limitati, come potrebbe essere quello dei novel food per il quale esiste una normativa che richiede specifiche procedure di valutazione di sicurezza e approvazione all’immissione in commercio, in via generale, per i microrganismi non esiste una normativa o un elenco positivo di quelli impiegabili. La condizione di base è che si tratti di microrganismi sicuri.
Perché vi dico questo? Perché ogni tanto torna ad essere messo in discussione il posizionamento normativo di questi ingredienti o coadiuvanti tecnologici, che in alcuni casi vengono associati anche ad additivi, pertanto non esplicitamente ammessi dalla legislazione, quando così non è. Ci tengo dunque a sottolineare che il tema è sotto costante osservazione da parte delle nostre Aziende, affinché non si consolidino interpretazioni sfavorevoli per i nostri settori.
Un altro aspetto del quale volevo accennarvi riguarda il protocollo di Nagoya. La ricchezza di biodiversità di alcuni Paesi a volte non va di pari passo con il livello di ricerca e risorse finanziarie di questi Paesi. L’obiettivo del protocollo sarebbe dunque quello di assicurare e regolamentare l’accesso alle risorse genetiche, incluse quindi quelle derivanti da microrganismi, e garantire - allo stesso tempo - un’equa ripartizione dei benefici derivanti dal loro utilizzo.
Si tratta di un tema di portata enorme e se il concetto e la finalità sono condivisibili, l’applicazione e le ricadute pratiche saranno tutte da verificare. Da quanto ci è dato capire, il protocollo introduce tutta una serie di procedure e richieste di autorizzazione per il prelievo di microrganismi, o qualunque altra risorsa genetica, da altri Paesi.
Procedure che varrebbero solo per i Paesi che hanno ratificato il protocollo, come nel caso dell’Unione europea. Il rischio è che con la ratifica, gli operatori europei siano penalizzati rispetto ad altri Paesi che invece non hanno ritenuto di procedere in tal senso, con le conseguenti disuguaglianze e ricadute economiche che potete immaginare per gli operatori che fanno ricerca.
Auguro a tutti un buon proseguimento dei lavori.
mi fa piacere potervi incontrare tutti in questa giornata importante per la nostra Associazione.
Vorrei cogliere l’opportunità per parlarvi di alcuni aspetti riguardanti le colture microbiche sui quali ritengo sarebbe utile portare la vostra attenzione. Il primo riguarda il posizionamento normativo di questi ingredienti.
Le colture microbiche, come tutti ben sapete, sono ingredienti fondamentali nella produzione di moltissimi alimenti, a partire proprio dai vostri prodotti. Sono ingredienti impiegati tradizionalmente per i processi fermentativi da essi esercitati. In questo senso la fermentazione è uno dei più antichi processi di trasformazione, nonché tecnica di protezione degli alimenti.
Oggi però sappiamo che i microrganismi producono anche un’ampia varietà di sostanze utili contro altri microrganismi patogeni o comunque dannosi o esplicano attività di competizione verso tali microrganismi. Pensiamo ad esempio ai trattamenti in crosta contro la Listeria.
Parliamo di microrganismi generalmente appartenenti alle stesse specie, se non allo stesso ceppo, impiegati tradizionalmente nei prodotti fermentati. A volte elencati tra quelli riconosciuti come QPS, cioè considerati presumibilmente sicuri dall’EFSA, a volte aventi una lunga storia di impiego sicuro nella produzione alimentare.
Fatto salvo casi limitati, come potrebbe essere quello dei novel food per il quale esiste una normativa che richiede specifiche procedure di valutazione di sicurezza e approvazione all’immissione in commercio, in via generale, per i microrganismi non esiste una normativa o un elenco positivo di quelli impiegabili. La condizione di base è che si tratti di microrganismi sicuri.
Perché vi dico questo? Perché ogni tanto torna ad essere messo in discussione il posizionamento normativo di questi ingredienti o coadiuvanti tecnologici, che in alcuni casi vengono associati anche ad additivi, pertanto non esplicitamente ammessi dalla legislazione, quando così non è. Ci tengo dunque a sottolineare che il tema è sotto costante osservazione da parte delle nostre Aziende, affinché non si consolidino interpretazioni sfavorevoli per i nostri settori.
Un altro aspetto del quale volevo accennarvi riguarda il protocollo di Nagoya. La ricchezza di biodiversità di alcuni Paesi a volte non va di pari passo con il livello di ricerca e risorse finanziarie di questi Paesi. L’obiettivo del protocollo sarebbe dunque quello di assicurare e regolamentare l’accesso alle risorse genetiche, incluse quindi quelle derivanti da microrganismi, e garantire - allo stesso tempo - un’equa ripartizione dei benefici derivanti dal loro utilizzo.
Si tratta di un tema di portata enorme e se il concetto e la finalità sono condivisibili, l’applicazione e le ricadute pratiche saranno tutte da verificare. Da quanto ci è dato capire, il protocollo introduce tutta una serie di procedure e richieste di autorizzazione per il prelievo di microrganismi, o qualunque altra risorsa genetica, da altri Paesi.
Procedure che varrebbero solo per i Paesi che hanno ratificato il protocollo, come nel caso dell’Unione europea. Il rischio è che con la ratifica, gli operatori europei siano penalizzati rispetto ad altri Paesi che invece non hanno ritenuto di procedere in tal senso, con le conseguenti disuguaglianze e ricadute economiche che potete immaginare per gli operatori che fanno ricerca.
Auguro a tutti un buon proseguimento dei lavori.