Assemblea
GRUPPO NAZIONALE DEL PECORINO
06-06-2014
Andrea Pinna
Nel 2013 il mercato ha confermato l’ottimismo che avevamo espresso lo scorso anno.
La produzione di latte ovino è stata molto contenuta e di conseguenza anche le quantità di formaggio ottenuto.
Ciò ha consentito di mantenere un rapporto ottimale tra offerta e domanda, presupposto fondamentale per conseguire la miglior valorizzazione dei nostri prodotti. La produzione di Pecorino Romano ha avuto un piccolo ulteriore ridimensionamento (-2,7%) e quella delle altre principali DOP del comparto, Pecorino Toscano e Pecorino Sardo, cali ancora più importanti, dell’ordine del 12%. Per il Pecorino Romano siamo nuovamente senza scorte e, in pratica, da diversi mesi stiamo “razionando” l’export per non lasciare i nostri clienti esteri, americani in particolare, senza formaggio.
Come vedrete dai dati in cartella, l’export ha dato risultati sostanzialmente positivi, non certo in termini di quantità, visto che complessivamente le spedizioni sono calate di oltre il 6%, ma in valore, cresciuto del 4,5%.
Il calo dei volumi esportati ha riguardato esclusivamente gli USA (-11%), mentre le spedizioni verso l’UE e gli altri Paesi extra UE sono ancora aumentate del 2%.
Nonostante la crisi economica, le quotazioni dei formaggi di pecora hanno consolidato ed accresciuto i positivi risultati del 2012, consentendo aumenti medi dell’ordine del 12%, con punte del 15% in USA.
Inoltre, il calo di produzione del latte ovino non ha riguardato solo il nostro Paese, essendosi ridimensionati i quantitativi anche in altri Paesi UE, il che ha tonificato ulteriormente il mercato dei prodotti derivati.
Ottimo anche l’andamento della ricotta, un prodotto sempre più apprezzato dai consumatori per le sue caratteristiche nutrizionali, che ha potuto sfruttare il buon rapporto prezzo/qualità che riesce ad assicurare e che lo rende competitivo coi formaggi freschi.
Abbiamo trasferito i benefici del mercato anche ai pastori, pagando il latte al di sopra delle loro aspettative. A inizio campagna, alcuni di loro avevano chiuso contratti con utilizzatori esteri, ma i prezzi offerti si sono rivelati inferiori a quelli riconosciuti dalle imprese italiane. Gli incrementi sono stati più elevati in Sardegna che nelle altre Regioni, proseguendo in tal modo il riallineamento rispetto ai prezzi del continente.
Ora bisogna prestare massima attenzione alle future evoluzioni; i prezzi piuttosto elevati possono comportare nuovi aumenti nella produzione di latte, perché consentono ai pastori una maggiore utilizzazione di mangimi.
La mancanza di scorte fa sì che, almeno per il Pecorino Romano, anche il 2014 si presenti bene: per diversi mesi potremo contare su una domanda vivace a fronte di un’offerta contenuta.
Sarebbe però opportuno utilizzare il momento ancora positivo per iniziare a ragionare serenamente sulle possibilità offerte dalla normativa comunitaria in merito alla programmazione, come hanno già fatto altri consorzi.
L’esperienza ci ha insegnato quanto velocemente possano cambiare le condizioni di mercato in caso di eccedenze produttive, e quanto sia difficile e lento il percorso per porvi successivamente rimedio.
Prevenire è meglio che curare ed in un periodo in cui la volatilità è la regola, sarebbe un peccato non utilizzare al meglio gli strumenti che abbiamo a disposizione per assicurare una crescita equilibrata a beneficio di tutta la filiera ovina.
Non è certamente agevole ipotizzare quale potrà essere l’andamento dei prossimi anni. Occorrerà monitorare gli andamenti produttivi degli altri Paesi, capire quali modifiche subirà il mercato per effetto della fine del regime delle quote, immaginare le possibili evoluzioni dei cambi. Ma questo è il lavoro che facciamo tutti in azienda e non dovremmo aver timore di farlo insieme per delineare una politica di sviluppo del comparto.