Assemblea
LETTERA DEL PRESIDENTE - GIUSEPPE AMBROSI
07-06-2014
"Siamo cavalli di razza, che certo non si lasciano scoraggiare dalle difficoltà e dai problemi"
Gentili signori, cari soci, cari amici,
il nostro Paese continua a vivere momenti davvero complessi: la crisi economica ha profondamente segnato gli Italiani e modificato le loro abitudini.
Mai dal dopoguerra ad oggi, si era registrato un clima tanto pesante: i consumatori sono preoccupati e il livello di fiducia è ai minimi storici.
Del resto, i dati macroeconomici parlano in modo chiaro. Il Prodotto interno lordo, dopo il drammatico crollo del 2009 (-5,5%) e la modestissima ripresa del biennio 2010 e 2011, ha ricominciato a diminuire, segnando – in cinque anni - una riduzione complessiva prossima al 9%.
Andamento simile ha avuto la produzione industriale, che in dieci anni ha perso circa nove punti; mentre il tasso di disoccupazione continua ad aumentare: nel solo 2013 è cresciuto del 14%.
Un quadro preoccupante, che sembra aver convinto la politica a cercare nuovi equilibri, per accompagnare il Paese fuori dal tunnel.
Il nuovo Governo ha molte iniziative in cantiere, come i famosi 80 euro, che dovrebbero permettere un recupero della capacità di spesa e - si spera - dei consumi. Un’iniziativa coraggiosa, che rischia di essere un pannicello caldo sulla fronte di un malato grave, se non si dà finalmente il via alle riforme strutturali promesse e mai realizzate.
Da anni infatti parliamo della necessità di una riforma liberale del Paese, di una vera politica industriale, di una riorganizzazione della burocrazia, di modernizzare e semplificare il quadro normativo.
Non esistono strade alternative: il sistema Paese deve diventare più efficiente e concorrenziale.
E tanto più il sistema agroalimentare!
Non siamo d’accordo con chi sostiene che l’Italia e le sue produzioni non potranno mai essere competitive e che – per questa fantomatica, strutturale impossibilità – si debbano cercare altre vie per la crescita. Anche perché le alternative proposte non sono percorribili, a meno di non sacrificare ricchezza, fatturati, posti di lavoro.
Noi vogliamo essere una grande realtà industriale. Siamo il primo settore alimentare del Paese, siamo portabandiera nel mondo del Made in Italy, creiamo migliaia di posti di lavoro e – non da ultimo – siamo importantissimi contribuenti.
Se solo venissimo ascoltati potremmo dare ancor di più all’economia italiana.
Lo scorso anno avevo elencato molti punti sui quali si dovrebbe lavorare per ridurre il deficit di competitività con il quale dobbiamo confrontarci: dal costo del lavoro al peso del fisco, dalle infrastrutture alla produttività.
Prendendo spunto da un recente studio di Nomisma, quest’anno voglio ricordarne solo due, perché sono particolarmente importanti per il nostro settore: l’energia e i trasporti.
Ebbene, dallo studio Nomisma emerge che il prezzo dell’energia elettrica per uso industriale in Italia è superiore del 70% a quello della media europea. E che il costo chilometrico dell’autotrasporto supera quello dei colleghi tedeschi del 18%!
Mi chiedo: come è possibile competere ad armi pari? Come è possibile far ripartire l’economia se non si lavora ai veri problemi, ai veri ostacoli alla nostra attività?
Come se non bastasse il grave deficit strutturale del Paese, dobbiamo anche confrontarci con quello culturale.
Tanti anni fa, il grande statista Winston Churchill ebbe a dire che “alcuni vedono un'impresa privata come una tigre feroce da uccidere subito, altri come una mucca da mungere, pochissimi la vedono com'è in realtà: un robusto cavallo che traina un carro molto pesante”.
È una frase che spiega bene quale sia il sentimento più diffuso nei confronti di chi come noi - imprenditori e manager – si occupa di impresa. Sentimento condiviso anche da Politici, Istituzioni, uomini di Governo, che troppo spesso ci considerano tigri da tenere a bada o mucche da mungere, con tasse e balzelli.
Un approccio culturale con il quale devono convivere tutti i settori manifatturieri italiani, ma ancor di più deve farlo chi si occupa di agroalimentare, settore nel quale chi trasforma – impresa privata o cooperativa che sia – è vissuto come propaggine di una produzione agricola da tutelare e salvaguardare.
Talvolta sembra quasi che siamo sopportati, ritenuti un male necessario o addirittura un problema da risolvere!
È una visione distorta della nostra realtà, che riesce ad essere presbite e miope allo stesso tempo perché non vede oltre il proprio naso e non guarda lontano. Una mentalità che contribuisce a rallentare la ripresa e la crescita economica.
Cambiano gli uomini, cambiano le maggioranze, ma la musica è sempre la stessa e il progetto politico che ci riguarda più da vicino sembra sempre volto alla conservazione, mai al progresso.
Una visione ottusamente conservatrice portata avanti con chirurgica determinazione ha concorso a creare le condizioni di una crisi che si trascina da troppi anni.
Preparandomi a questa assemblea ho riletto le relazioni degli ultimi anni e vi confesso che sono rimasto davvero amareggiato: la maggior parte di quel che è successo lo avevamo previsto da tempo e per tempo avevamo lanciato ogni possibile allarme.
Le nostre parole sono rimaste inascoltate, addirittura usate per farci apparire come quelli che stravolgono la tradizione produttiva, come se non fossimo noi i depositari di questa tradizione.
Questo atteggiamento provoca gravi danni al nostro settore e ci rende deboli nei confronti di chi cavalca luoghi comuni per ottenere una visibilità immeritata, mettendo in cattiva luce le nostre aziende.
In una situazione già complicata, il settore lattiero caseario è sottoposto a due forze contrapposte: da un lato i freni del mercato interno, fermo per la crisi economica e la mancanza di una strategia di crescita, dall’altro la spinta della domanda mondiale, che evolve a tassi interessanti.
Così, se i dati sui consumi interni ci spaventano, dall’altro le indicazioni che arrivano dagli analisti internazionali ci fanno essere ottimisti sul futuro.
Tra il 2001 ed oggi la domanda mondiale di latte e derivati è passata da 589 a 785 milioni di tonnellate: una crescita del 33%, che ha avuto tassi annuali medi di sviluppo del 2,9%. E le previsioni per il futuro confermano questa tendenza.
Non va dimenticato, poi, che la produzione mondiale è riuscita ad accontentare la domanda solo fino al 2009: data dalla quale si registra un costante gap tra domanda ed offerta.
Le politiche agricole europee – mirate al mantenimento del reddito agricolo e non allo sviluppo del sistema e delle imprese – hanno permesso alla filiera del latte di beneficiare solo di parte di questa crescita ed hanno contribuito a causare la forte volatilità dei prezzi alla quale stiamo, nostro malgrado, abituandoci. Senza dimenticare che hanno indirettamente favorito gli altri grandi produttori di latte del mondo che si sono accaparrati importanti quote di mercato mondiale.
Ed ora, che siamo a pochissimi mesi dalla fine del regime delle quote – questa è l’ultima campagna sottoposta ai vincoli che ci hanno impedito di crescere quanto avremmo voluto e potuto – i grandi Paesi del nord Europa si organizzano, programmano aumenti produttivi imponenti, cercano di recuperare il tempo perduto.
A causa di problemi strutturali mai risolti, della sua scarsa capacità competitiva e della incapacità della Politica di guardare lontano, l’Italia rischia così di restare al passo, mentre gli altri vanno al trotto e si preparano al galoppo.
Eppure, la storia degli ultimi dieci anni dovrebbe far capire di cosa sono capaci le nostre imprese: pur disponendo di una materia prima scarsa rispetto alle nostre necessità, abbiamo saputo essere veri protagonisti sulla scena mondiale.
Tra il 2009 – anno in cui, come ho detto, si è registrato il primo deficit mondiale di latte – e il 2013, l’export di formaggi italiani è cresciuto del 28%, ad un tasso medio del 5,6%: il doppio di quello fatto registrare dalla domanda mondiale.
Il numero di paesi nei quali arrivano i nostri formaggi aumenta di anno in anno, con un aumento medio del 2% all’anno. Oggi, i nostri prodotti arrivano in più di 140 Paesi diversi. Addirittura portiamo latte in Cina!
Immaginate quali risultati potremmo raggiungere se al nostro fianco avessimo un Paese attento alle nostre necessità, una burocrazia snella, istituzioni lungimiranti.
Conosciamo bene i responsabili della situazione, che affonda le proprie radici nella demagogia e nel populismo. E sappiamo bene che il loro obiettivo non è quello del bene del Paese, ma poltrone e potere.
Un clima pesante e un Paese difficile, quindi, che hanno ostacolato ma certo non impedito alle nostre aziende e alla nostra associazione di ottenere risultati importanti, anche grazie alla nostra storica propensione a fare sistema.
Se vuoi andare veloce, corri da solo. Ma se vuoi andare lontano, fallo insieme, recita un antico proverbio africano.
Ebbene, noi vogliamo andare lontano: è questo il nostro obiettivo. Abbiamo così stretto accordi importanti e rafforzato alcune partnership.
In primo luogo abbiamo rinnovato l’accordo di collaborazione con i Carabinieri dei NAS, confermando l’attenzione delle nostre imprese e di Assolatte nei confronti della salute pubblica e della sicurezza alimentare.
Sono le nostre imprese che garantiscono la qualità dei prodotti in commercio e non siamo disposti a scendere a compromessi con la qualità e con la sicurezza.
Siamo partner di un importante progetto volto a rafforzare la sicurezza alimentare e la lotta alla contraffazione, temi che ci stanno particolarmente a cuore, abbiamo partecipato ad un’iniziativa avviata da Europol su mandato della Commissione Europea per la lotta alla contraffazione e continueremo a contribuire al successo delle operazioni del Nucleo dei Carabinieri.
A tal proposito permettetemi una digressione. Si parla davvero troppo di prodotti contraffatti, facendo tra l’altro una grande confusione tra contraffazione, usurpazione, imitazione, italian sounding, agro-pirateria; parole che sempre più spesso occupano le pagine dei giornali e preoccupano i consumatori.
Sembra quasi che la contraffazione sia divenuta l’unico problema del nostro settore e delle nostre imprese!
Per sostenere le ragioni – giustissime - del Made in Italy, si arriva a sostenere che prodotti legittimi e spesso di buona od ottima qualità, vadano respinti, isolati, derisi. Accusati di essere poco sicuri, contraffatti, di fare concorrenza sleale ai prodotti italiani.
Denigrare i nostri concorrenti non ci aiuterà a valorizzare la nostra migliore produzione alimentare; né a conquistare nuove quote di mercato, in Italia e nel mondo.
E far di tutta l’erba un fascio spaventa i consumatori e rischia di creare un clima negativo a danno dei nostri stessi prodotti.
Come molti di voi sanno, perché hanno partecipato a Cibus, abbiamo sottoscritto un importante accordo di collaborazione con Fiere di Parma, grazie al quale il nostro settore e le nostre imprese hanno avuto una ottima visibilità durante l’ultima edizione della fiera e beneficiato di servizi che hanno reso meno faticoso il nostro lavoro.
Chiunque abbia fatto un giro tra i padiglioni si è reso conto della bellezza degli stand. Il “nostro” padiglione era senza dubbio uno dei più belli, i prodotti erano presentati in modo eccellente, gli spazi animati da mille iniziative.
Cibus migliora di edizione in edizione, sono stati fatti investimenti importanti che hanno rivoluzionato il quartiere fieristico, migliorato le vie di accesso, i parcheggi.
Se la Fiera vuole confermare la propria leadership non può però fermarsi, deve continuare ad investire e non accontentarsi dei risultati raggiunti.
In virtù dell’accordo di partenariato, a noi il compito di sollecitare e di insistere perché tutto venga organizzato sempre meglio!
Ed è ancora grazie al nostro “lavorare insieme” che procediamo con la nostra attività di comunicazione sulle valenze positive dei nostri prodotti.
L’attendibile, le app per gli smartphone, i siti tematici, decine di comunicati stampa ripresi in centinaia e centinaia di articoli, sono possibili solo grazie alle nostre storiche collaborazioni con il Parlamento europeo, il Ministero della salute, gli Enti di ricerca del nostro settore, le organizzazioni dei consumatori.
Con il loro supporto e con l’aiuto della nostra Giuria – formata da grandi personalità dell’alimentare italiano – siamo arrivati alla terza edizione del nostro premio giornalistico e tra poco parteciperemo insieme alla premiazione dei giornalisti e degli articoli vincenti.
Sperando che – anche grazie al nostro lavoro – la buona stampa scacci la cattiva informazione.
Tutte queste iniziative, che per noi sono strategiche, non ci hanno distolto dalla nostra attività quotidiana di informazione, formazione e servizi alle imprese.
Per migliorare ulteriormente il nostro sistema di comunicazione, abbiamo lanciato il nuovo sito web, con una veste grafica e contenuti rinnovati e resi più fruibili. Uno strumento molto apprezzato dalla rete, tanto che il numero di contatti mese è in continuo aumento.
Abbiamo completamente rivisitato il nostro mensile Il Mondo del latte, arricchendolo di articoli, interviste ai protagonisti del settore, dati di mercato, approfondimenti normativi, aggiornamenti sui prodotti. La rivista – che si propone anche con una nuova ed accattivante grafica - ci ha fatto meritare i complimenti di moltissimi lettori.
Abbiamo poi inciso in modo determinante sulla riduzione dei nostri crediti IVA, ottenendo stanziamenti straordinari che hanno consentito di recuperare parte dei ritardi accumulati nel tempo (nel 2013 sono stati rimborsati 4,5 miliardi di euro più dell’anno precedente!), la velocizzazione delle procedure e - non da ultimo - l’aumento del plafond di compensazione. Sono risultati davvero importanti, che ancora non ci accontentano, perché in alcune regioni permangono problemi e ritardi.
Abbiamo poi assistito le nostre aziende nelle sempre più complesse pratiche per le esportazioni. Esportare verso mete lontane è oramai una strada quasi obbligata. Aumentano le possibili destinazioni e si moltiplicano i problemi. Assolatte si è così strutturata per aiutarci a risolverli, lavorando gomito a gomito con le istituzioni nazionali ed europee anche per ottenere semplificazioni e maggior libertà nel commercio internazionale.
Abbiamo continuato a seguire la complessa normativa di settore, informando in modo puntuale le aziende associate, portando la loro voce e le loro preoccupazioni sui diversi tavoli e ottenendo spesso risposte davvero utili per le nostre imprese.
E non posso dimenticare le centinaia di risposte che gli uffici hanno dato ai quesiti delle nostre aziende, che si affidano alla professionalità degli esperti dell’associazione per ogni dubbio che riguardi il nostro settore.
Assolatte ha sempre fatto propri i nostri problemi ed ha sempre lavorato – talvolta nell’ombra – per aiutarci nella nostra attività di impresa.
Cari soci, cari amici,
oggi abbiamo rinnovato le cariche sociali, sono stato confermato alla presidenza dell’Associazione e l’assemblea ha eletto il nuovo Consiglio direttivo.
Sono certo, che – come sempre in passato – lavoreremo molto bene con gli Organi esecutivi, nell’interesse di questo bellissimo settore.
Permettetemi di ringraziare tutti i “vecchi” Consiglieri, che hanno lavorato con impegno e professionalità nell’interesse del nostro settore.
Voglio ringraziare anche la Commissione di designazione, che nei mesi scorsi si è assunta un onere gravoso ma fondamentale per la vita della nostra associazione.
Tanti colleghi, imprenditori e manager, hanno chiesto di essere ascoltati, dimostrando voglia di partecipare, stima e affetto per Assolatte.
Il periodo che ci attende è delicato e difficile e siamo tanti a interrogarci sul futuro.
Come abbiamo visto, il panorama con il quale ci confrontiamo è molto complesso: i risultati sul mercato interno sono deludenti, ma arrivano positivi segnali dal mercato mondiale. Continuiamo a registrare scarsa attenzione nei confronti delle nostre imprese, ma creiamo ricchezza e posti di lavoro. Con il nostro lavoro abbiamo affermato il Made in Italy, tanto imitato e scimmiottato nel mondo, ma in Italia tanti criticano il nostro modello produttivo.
Il lavoro da fare, quindi, è tanto ed è impegnativo.
Per questo chiedo a tutti voi, ma in particolare ai Consiglieri eletti di partecipare ancor più che in passato alla vita associativa.
L’associazione è la sede in cui incontrarsi e discutere dei nostri problemi; il luogo dove sostenere le nostre ragioni, anche in modo forte, se necessario; il posto dove analizzare i problemi e giungere ad una sintesi.
Una volta, però, che insieme abbiamo trovato questa sintesi dobbiamo essere capaci di superare i personalismi e sostenerla in ogni dove.
Sono certo che i nuovi Consiglieri saranno in grado di affrontare questa sfida, con la passione e l’orgoglio di appartenere ad Assolatte e di rappresentare questo settore.
Chiedo di essere propositivi, di portare idee e progetti, di lavorare fianco a fianco con gli uffici, di partecipare in modo attivo e costante alla vita di Assolatte.
Dobbiamo essere un gruppo forte, compatto, convinto e convincente, disponibile ed intraprendente. E dobbiamo parlare la stessa lingua, difendere e diffondere le decisioni che insieme prendiamo.
Unità e coesione sono fondamentali, ancor di più in un momento tanto turbolento per il Paese e le imprese, quando alleanze e partnership diventano strategiche.
Il nostro compito è quello di essere uniti e di ampliare ulteriormente la nostra rete di relazioni.
Anche perché i prossimi mesi saranno molto impegnativi.
Dobbiamo insistere per ottenere la visibilità che meritiamo, con un’azione capillare che parta dal territorio. Deve essere chiaro che siamo al fianco delle istituzioni e – soprattutto – dei consumatori. Questi, negli anni, sono cresciuti e sono pronti a capire e condividere le nostre idee, se sapremo trovare le parole giuste per spiegarle.
Dobbiamo combattere una battaglia contro chi non rispetta le regole del gioco, contrastare le filosofie anti-latte che vengono spacciate per scienza e che tanti danni arrecano al nostro settore, essere sempre più bravi e capaci di promuovere i nostri prodotti.
E in campo internazionale dobbiamo concentrare i nostri sforzi per ottenere le tutele che abbiamo già ottenuto in Europa e in tanti altri Paesi grazie agli accordi bilaterali siglati con la Svizzera, il Canada, la Corea, la Cina. E che stiamo cercando di ottenere negli Stati Uniti.
Abbiamo tanti progetti in cantiere.
Con l’EDA, la nostra associazione europea, stiamo lavorando al World dairy forum, che ospiteremo a Stresa il prossimo mese di ottobre e che porterà in Italia imprenditori, manager e rappresentanti delle istituzioni europee, per parlare di latte, di mercato, di domanda e di offerta con i massimi esperti del mondo.
Una manifestazione importante, che si terrà proprio durante il semestre di Presidenza italiana del Consiglio di Europa e che – mi auguro – ci vedrà presenti in massa.
E a proposito di semestre italiano, vogliamo organizzare alcune manifestazioni per far conoscere meglio il nostro settore e i nostri meravigliosi prodotti a Bruxelles, dove dobbiamo saper far valere le nostre ragioni di cittadini ed imprenditori europei.
Grazie all’accordo sottoscritto con Fiere di Parma, siamo uno degli interlocutori di riferimento per i progetti di Expo.
Mancano pochi mesi al taglio del nastro dell’esposizione universale che tutti attendono e sulla quale tanti ripongono molte aspettative.
Credo però che alcuni abbiano perso di vista l’obiettivo vero della manifestazione e pensano che si tratti di una grande fiera.
Non è così!
Quello scelto è un tema chiave per i nostri figli e per i nostri nipoti. Se i dati su produzione mondiale di derrate e sui consumi alimentari sono veri – e lo sono! – è appena evidente che dobbiamo individuare un modello di crescita che sia attento all’ambiente, sostenibile e che sia al contempo capace di garantire cibo a sufficienza per tutti.
Noi crediamo che solo un moderno sistema industriale possa accettare e vincere questa sfida. Tutti gli altri modelli non si sono dimostrati adeguati e il tempo li ha spazzati via.
Non possono esserci dubbi sul fatto che negli ultimi cinquant’anni alimentazione e qualità della vita siano migliorate in modo eccezionale. Lo si deve alle imprese di trasformazione, che hanno consentito di ottenere sicurezza, qualità, conservabilità, trasporto del cibo.
Anche noi, quindi, parteciperemo all’Esposizione per dire la nostra e per far capire quale ruolo abbiano avuto le nostre aziende in questo processo di sviluppo e nel portar nel mondo i prodotti della nostra tradizione.
Lavoreremo poi per migliorare ulteriormente il nostro sistema di rappresentanza associativa.
Come sapete, Confindustria ha messo a punto una importante riforma del sistema. L’obiettivo vuole essere quello di migliorare i servizi, ottimizzare le risorse, incidere di più nelle politiche del territorio e del Paese.
È vero infatti che - in alcuni casi – l’elevato numero di associazioni può limitare l’efficienza del sistema. Ma questo non si può dire per Assolatte, che lavora fianco a fianco delle nostre aziende risolvendo quotidianamente tanti problemi, piccoli o grandi che siano.
Nonostante questo, ci siamo attivati per trovare nuove sinergie con altre associazioni, che rappresentano settori importanti ed hanno obiettivi simili ai nostri. Con loro cercheremo nuove forme di collaborazione nell’interesse delle nostre aziende e del nostro settore.
E – ovviamente – andremo avanti con il nostro lavoro quotidiano, per confermare la nostra duplice vocazione di associazione di imprese e di struttura di servizio a disposizione dei soci.
L’insieme di queste iniziative ci porterà il prossimo anno a celebrare la settantesima assemblea della nostra associazione.
In quell’occasione vogliamo organizzare una grande festa.
Molti di noi ricordano i festeggiamenti per i cinquanta e per i sessant’anni di Assolatte. Sono stati momenti importanti, che hanno rafforzato la visibilità della nostra associazione e ci hanno fatto ripercorrere insieme la strada che ci ha portato fin qui. Un percorso ricco di ostacoli e di sfide che abbiamo fatto insieme e che ha fatto crescere le nostre aziende. Momenti che tanti di noi ricordano con la nostalgia per il passato e con l’orgoglio di esserne stati protagonisti.
Cari soci, cari amici
Mi avvio alla conclusione della relazione.
Prima, però, voglio ringraziare tutti voi e i membri della Giunta e del Consiglio, con i quali ho condiviso tre anni di lavoro.
Un grazie di cuore anche a chi lavora per noi: nelle nostre aziende e negli uffici di Assolatte c’è il cuore pulsante di molti nostri successi.
A loro va il mio personale e sincero grazie!
Le sfide che ci aspettano, come uomini e come imprenditori sono davvero numerose e complesse e la strada che abbiamo davanti è piena di difficoltà.
Ma noi – come abbiamo letto nelle parole di Winston Churchill – siamo robusti cavalli.
E siamo cavalli di razza, che certo non si lasciano scoraggiare dalle difficoltà e dai problemi.
In bocca al lupo, quindi, a tutti voi, e i miei migliori auguri alle vostre famiglie.
Giuseppe Ambrosi