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Assemblea

GRUPPO LATTE ALIMENTARE

06-06-2014

Marco Massaccesi


Purtroppo anche quest'anno si è presentato un quadro assai preoccupante dell’andamento del comparto del latte alimentare. Per il terzo anno consecutivo,  il nostro prodotto - il cui consumo, una volta, era ritenuto anelastico -  ha fatto registrare importanti cali delle vendite. Come potrete rilevare dalla documentazione che avete in cartella, nel capitolo relativo al latte alimentare, il 2013 si è chiuso in modo fortemente negativo. 

l latte fresco è nuovamente risultato il tipo più penalizzato, perdendo oltre il 7% in volume e poco meno in valore. I latti ESL sono riusciti a mantenere segno positivo (+2,5%), ma hanno compensato assai poco le perdite complessive nel segmento del latte pastorizzato, che ha chiuso l’anno con cali che sfiorano il 5% in volume e il 4,5% in valore. Certo non ci consola il fatto che hanno perso terreno anche le private label, cedendo  il 3,5% dei volumi.

La vera novità del 2013 è che anche il latte UHT sembra aver imboccato la strada del calo delle vendite, perdendo circa il 2 % dei volumi complessivi, ma fortunatamente mantenendosi stabile in valore. La sola tipologia che ha mantenuto segno positivo è quella del delattosato, che ha spuntato incrementi superiori al 7%, sia in volume che in valore. Tutte le altre sono in perdita, con punte di oltre il 10% per gli arricchiti.
Pertanto, l’intero comparto del latte alimentare nel 2013 ha subito un ridimensionamento delle vendite di oltre il 3% in volume e di quasi il 2% in valore. Perdite da imputare al latte prodotto in Italia, considerato che le importazioni di latte confezionato sono invece rimaste stabili.      
                    
Questi andamenti inducono a ritenere come  il calo dei consumi non sia  imputabile alla sola crisi economica, bensì anche ad una modifica delle abitudini alimentari delle famiglie italiane, per quanto riguarda la prima colazione. Se, infatti, si trattasse solo di un fatto economico avremmo probabilmente registrato un incremento delle vendite di prodotti private label e importati, in quanto più convenienti.

Il quadro è a tinte fosche. Tuttavia, come Imprese, siamo tutt’altro che rassegnate, convinte della qualità e della rilevanza dei nostri prodotti e del loro contenuto di servizio, in particolare proprio del latte fresco.

La crisi, lo abbiamo detto, non è l’unica causa della riduzione dei consumi, ma sicuramente incide in modo diretto e indiretto. Però, i consumatori continuano ad apprezzare gli elementi fondamentali del nostro latte: la sicurezza, l’elevata qualità, la valorizzazione del territorio. Pertanto, se il contesto generale riuscirà a rasserenarsi, è possibile che gli acquisti riprendano vigore.

Allora intensificheremo i nostri sforzi per continuare a comunicare che il latte è importante, che il latte fa bene e che conviene berne di più. Faremo tesoro delle esperienze passate e ne progetteremo di nuove.