Il Mondo del Latte
L'EDITORIALE DE IL MONDO DEL LATTE
04-03-2024
Marzo 2024
Le manifestazioni delle ultime settimane hanno riportato agli onori della cronaca un tema delicato: quello dei rapporti tra prezzi e costi di produzione.
Prima che la questione venisse estesa all’intera filiera agroalimentare – sia dal punto di vista normativo che mediatico – ne era stata direttamente interessata quella lattiero-casearia. Una decina d'anni fa, infatti, se ne occupò l’Antitrust, sollecitata dal mondo agricolo a indagare sulle dinamiche della filiera latte nazionale. In quell’occasione l’Autorità promosse l’operato delle imprese di trasformazione, produsse un dettagliato documento di analisi sul settore, approfondendo i comportamenti di tutti gli anelli della !liera, e sentenziò alcuni principi davvero interessanti.
Prima di tutto, l’Antitrust constatò un’eccezionale variabilità dei costi di produzione agricoli e la conseguente impossibilità di impiegare il costo medio come parametro di riferimento contrattuale. In seconda battuta, confermò che i costi di produzione sono dati riservati e che – in quanto tali – non dovrebbero essere noti a chi vuol comprare un determinato prodotto.
In!ne, l’Autorità affermò che i costi sono un fattore competitivo chiave: le imprese che hanno costi inferiori sono più efficienti, il che va a vantaggio del consumatore; va contro l’interesse collettivo, quindi, imporre a chi compra di riconoscere i costi di chi vende.
Alle osservazioni dell’Autorità ne aggiungiamo una che ci sembra dettata dal buon senso: quand'anche il fornitore decidesse spontaneamente di comunicare i propri costi al cliente, chi controllerebbe la correttezza delle sue dichiarazioni?
Generalmente, infatti, chi compra fa un’offerta che chi vende può accettare, negoziare o rifiutare. E la decisione dipenderà anche dai costi che ha sopportato.
Ovviamente, sappiamo che le dinamiche sono più complesse di quelle che abbiamo schematizzato, che i rapporti di forza non sempre sono equilibrati (si pensi alle centrali di acquisto della Gdo), che si tratta di un argomento spinoso e difficile.
È proprio per questo che siamo convinti si debba ragionare con calma, senza farsi prendere da decisioni dettate “dalla pancia”, propria o di chi manifesta nelle piazze e per le strade. Non è mai utile fare leggi che soffocano il mercato e che si dimostrano sostanzialmente inapplicabili.
Questo il nostro invito a chi, in questi giorni, sta lavorando al disegno di legge che vorrebbe regolamentare le relazioni di filiera.