Nutrizione e salute
BUONI, SICURI E NUTRIZIONALMENTE CORRETTI: I PRODOTTI DELL'INDUSTRIA LATTIERO CASEARIA SI RACCONTANO
24-11-2010
Al Forum del Ministero della Salute, sicurezza e nutrizione al centro della giornata dedicata al ruolo del latte e dei suoi derivati in una corretta alimentazione
intervento A. VANIA
intervento L. CAPURSO
intervento C. CANNELLA
intervento C. FAVARO
intervento L. MORELLI
intervento E. DALLATURCA
intervento V. ZAMBRINI
intervento A. POLI
intervento G. MUCCHETTI
intervento P. AURELI
intervento A.M. CASTELLAZZI
intervento M. PASTORE
intervento B. SCARPA
PROGRAMMA SEMINARI
Il latte, lo yogurt e i formaggi non dovrebbero mai mancare nell'alimentazione quotidiana degli italiani, poiché costituiscono uno dei cinque gruppi di alimenti di cui le Linee guida per una sana alimentazione consigliano la presenza nella dieta giornaliera, in primo luogo come fonti di calcio e di proteine di elevata qualità.Questo discorso vale a maggior ragione per i bambini e gli adolescenti, visto che la maggior parte della massa ossea viene accumulata entro i 18-20 anni e che i prodotti lattiero caseari contribuiscono per quasi il 50% all'assunzione giornaliera raccomandata di calcio, il minerale più prezioso per le ossa. E' questo il messaggio lanciato ai medici che hanno partecipato alla giornata di approfondimento scientifico sui prodotti lattiero caseari tenutasi oggi al "Forum Risk Management in Sanità", in corso ad Arezzo.
A "riepilogare" le caratteristiche positive e insostituibili del latte vaccino è stato il prof. Carlo Cannella dell'università La Sapienza, che ha posto l'attenzione sull'apporto di proteine di alto valore biologico, di peptidi bioattivi, di vitamine, di minerali e di lattosio, lo zucchero tipico del latte che migliora l'assorbimento del calcio e dello zinco presenti naturalmente nel latte. Cannella ha sottolineato anche che "il mercato offre una grande varietà di tipi di latte vaccino variamente trattato per soddisfare il gusto e le esigenze specifiche delle varie fasce di consumatori".
Il prof. Andrea Vania dell'università La Sapienza ha ricordato che il latte e lo yogurt dovrebbero entrare nell'alimentazione di ogni giorno dopo il divezzamento, terminato l'allattamento al seno e il periodo delle varie formule per l'infanzia. Le ragioni sono molteplici: "La principale è garantire l'apporto di calcio, così da contribuire a formare una 'massa ossea' che protegga il futuro adulto dal rischio osteoporosi, ma non va dimenticata neppure l'elevata qualità nutrizionale di proteine, lattosio e grassi forniti da latte e yogurt". Della salute dei più piccoli ha parlato anche la dottoressa Anna Maria Castellazzi dell'università di Pavia che ha focalizzato il suo intervento sulle evidenze scientifiche legate al consumo di probiotici in pediatria.
Dal canto suo la prof. Carla Favaro dell'università Milano Bicocca ha sottolineato il ruolo fondamentale di pediatri e medici di famiglia nel sensibilizzare i ragazzi, e prima ancora i genitori, sull'importanza di corretti stili di vita volti anche ad ottimizzare la salute delle ossa.
Un approfondimento particolare è stato dedicato ai probiotici, di cui è stato presentato il "position paper" promosso da Assolatte e realizzato da Nutrition Foundation of Italy (NFI), che, come sottolineato dal dottor Andrea Poli della NFI, fa il punto sulle evidenze scientifiche di questi microrganismi e sulla loro relazione con la salute. Il professor Lorenzo Morelli dell'università Cattolica di Piacenza ha illustrato le nuove applicazioni dei batteri probiotici aperte dalla ricerca genomica, mentre il professor Lucio Capurso dell'Azienda ospedaliera San Filippo Neri ha presentato le evidenze cliniche legate al consumo dei probiotici nell'adulto. L'applicazione e le implicazioni pratiche della legislazione, come il regolamento claim, ai probiotici sono state illustrate dal dottor Bruno Scarpa del Ministero della Salute.
Oltre che del corretto ruolo che va riconosciuto al latte e ai suoi derivati in un'alimentazione equilibrata e alle ultime evidenze raggiunte dalla ricerca scientifica, nel corso della giornata sono state illustrate anche le tematiche relative alla sicurezza e ai controlli messi in campo dall'industria lattiero casearia per garantire i propri prodotti. Maurizio Pastore di Lactalis-Galbani ha incentrato il suo intervento sulla standardizzazione produttiva quale fattore di qualità, sottolineandone anche i vantaggi per i consumatori. "Oggi i banchi della distribuzione sono pieni di prodotti di elevata qualità per i quali sono in pratica scomparsi i limiti di stagionalità, in passato fortemente vincolanti e la vita commerciale di molti prodotti si è allungata, rendendoli alla portata di tutti". Sul tema della standardizzazione è intervenuto anche il prof. Germano Mucchetti dell'università di Parma che ha evidenziato come l'impiego di proteine del latte nel processo di caseificazione può avere una grande utilità per migliorare la qualità dei prodotti e ottimizzare i processi produttivi. "Il latte, anche grazie alle opportunità che la tecnologia mette a disposizione dell'industria, può essere un grande alleato nel conseguimento di un livello adeguato di benessere, incontrando le esigenze di ampie fasce di consumatori" ha affermato Evaristo Dallaturca di Parmalat, ripercorrendo la nascita e l'evoluzione dei "latti speciali", quelli che, mediante l'aggiunta di ulteriori nutrienti, hanno lo scopo di soddisfare esigenze nutrizionali di talune fasce di popolazione o di sopperire a carenze nutrizionali specifiche. "Le aziende alimentari di marca sono particolarmente attente alla qualità dei propri prodotti, a garanzia delle legittime aspettative dei consumatori e parimenti a tutela dell'immagine e della reputazione aziendale nonché del valore dei propri marchi" ha sottolineato Angelo Vittorio Zambrini del Gruppo Granarolo. In effetti, come ha spiegato il dottor Paolo Aureli dell'Istituto Superiore di Sanità, "sono soprattutto gli alimenti preparati e consumati in casa e quelli erogati dalla ristorazione collettiva a causare circa la metà degli eventi epidemici di tossinfezione alimentare e circa 1/3 del numero complessivo dei casi di malattia ad essa correlata".