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Intolleranza al latte

Tutto sull'intolleranza al latte


L’intolleranza al latte è un tipo di intolleranza alimentare che può essere diagnosticata in maniera semplice tramite due test. Purtroppo negli ultimi anni è sempre più frequente il fenomeno dell'autodiagnosi che, nella maggior parte dei casi, porta alla totale eliminazione dei latticini dalla dieta rivelandosi, sul lungo periodo, dannosa e pericolosa per la salute. Pertanto si consiglia, qual'ora si sospetti di avere un'intolleranza al lattosio, o ad altri alimenti, di rivolgersi al proprio medico curante per effettuare gli opportuni test ed evitare le soluzioni fai da te.

Per verificare se si è intolleranti al lattosio è possibile effettuare due esami differenti: uno leggermente invasivo ed uno non invasivo. Il primo è il test genetico, che si effettua con l’inserimento per via orale di un tampone, con il quale si preleva la mucosa che verrà poi analizzata in laboratorio. Il secondo test è invece quello non invasivo, chiamato Breath Test, dove si analizza la presenza di idrogeno nell’aria contenuta nel corpo dopo aver assunto il lattosio nella quantità di 20g-50g. Il test dura minimo tre ore, e il paziente deve espellere l’aria in una sacca di raccolta ogni trenta minuti, fino a conclusione dell’esame.

Proprio questa sostanza che viene ingerita durante il test, il lattosio, è la causa dell’intolleranza, ed è importante conoscerlo per sapere come fronteggiarla.

Cos’è il lattosio?

Il lattosio è uno zucchero naturale presente nel latte, che, chi è intollerante, non riesce a digerire. Questo fenomeno succede perché l’organismo normalmente produce un enzima chiamato lattasi, che invece non si forma nelle persone intolleranti. Questa carenza comporta vari disturbi gastrointestinali poco graditi, che, se ignorati, possono portare anche a conseguenze ben più gravi.

La carenza della lattasi può essere riconducibile a tre forme: genetica, acquisita o congenita.

Nel primo caso l’intolleranza al lattosio è naturale, cioè si forma spontaneamente dopo lo svezzamento del bambino dal latte materno, o in età adulta causata da un calo progressivo nella produzione della lattasi.

Nel secondo caso l’intolleranza si manifesta come conseguenza di alcune malattie gravi, e scompare quando anche la malattia principale viene guarita.

La terza forma è invece quella più rara, perché si sviluppa sin dalla nascita, e non permette al neonato di essere nutrito con il latte materno, perché si manifestano subito i sintomi più gravi come la diarrea, che possono mettere il neonato in pericolo, soprattutto se l’intolleranza al lattosio non viene riconosciuta rapidamente.

Quali conseguenze comporta il consumo di lattosio negli intolleranti?

I classici sintomi che compaiono nell’immediato dopo l’assunzione di lattosio nei soggetti intolleranti sono i disturbi gastrointestinali, nella forma di dolori addominali, pesantezza allo stomaco, scarsa digestione, meteorismo e a seconda dei casi, stipsi o diarrea. I sintomi variano da persona a persona, e possono anche essere diversi a seconda della quantità di lattosio presente nel cibo ingerito, e alla sua facoltà di rallentare o velocizzarne l’assorbimento.

Come si contrasta l’intolleranza al lattosio?

Finora non sono state inventate vere e proprie cure per guarire l’intolleranza al lattosio, ma ci sono vari metodi che si possono seguire per condurre una vita più normale possibile, senza cambiare radicalmente le proprie abitudini, come spesso accade.

Di frequente infatti, chi si scopre intollerante specialmente in età già adulta, tende ad eliminare drasticamente il consumo di latticini, e ciò porta a gravi ripercussioni per l’organismo. Infatti, il latte è un elemento fondamentale nella dieta quotidiana, grazie ai suoi tanti nutrienti come le proteine, le vitamine e i minerali, essenziali per la buona salute dell’organismo. Va da sé che il latte non può essere assolutamente eliminato, ma deve essere sostituito con degli alimenti adatti a chi soffre di questa intolleranza, oppure consumato ugualmente, grazie a delle pastiglie che aiutano a digerirlo.

Chi invece non vuole rinunciare al piacere del latte vaccino e dei formaggi freschi, può ovviare al problema assumendo degli integratori di lattasi poco prima dei pasti, in proporzione alla quantità di lattosio che si presuppone verrà ingerita. Queste pastiglie non sono effettivamente dei farmaci, ma degli integratori, che facilitano la digestione del lattosio, perché lo trasformano in due zuccheri più semplici, il galattosio e il glucosio. Le pastiglie devono essere assunte poco prima del pasto, perché il loro effetto non è duraturo, e quindi non risolvono il problema dell’intolleranza al lattosio a lungo termine.

In commercio si trovano ormai tante tipologie diverse di bevande che possono essere assunte dagli intolleranti al lattosio, alcune molto diverse, e altre anche piuttosto simili all’originale.

Per chi non vuole rinunciare alle proprietà del latte, il prodotto ideale è quello ad alta digeribilità. Questo latte, chiamato anche delattosato, si trova ormai in ogni supermercato, intero, scremato o parzialmente scremato. Per essere reso digeribile dall’organismo, questo latte viene addizionato con un batterio, il Lactobacillus acidophilus, che digerisce il lattosio al posto della lattasi, rendendo quindi il latte più tollerabile. Purtroppo questo tipo di latte ha un sapore molto più leggero rispetto all’originale, e contiene inoltre molti meno nutrienti. Per ovviare a questo problema, sono spesso aggiunte delle vitamine, in modo da renderlo più energetico e sostanzioso.


Ovviamente con il latte senza lattosio si producono anche i formaggi, che possono perciò essere assunti senza problemi. Non solo i formaggi classici come quelli da taglio e a pasta dura, ma anche quelli freschi come mozzarella, ricotta e mascarpone. Questi alimenti sono entrati nel mercato soltanto di recente, ma hanno riscontrato un trend positivo tra i consumatori che soffrono di intolleranza al lattosio.

Alcune varietà di formaggi classici della tradizione italiana, come il Grana o il Parmigiano, sono però naturalmente a basso contenuto di lattosio, e sono quindi perfetti per gli intolleranti. Questo è possibile perché questi formaggi subiscono il processo di stagionatura, durante la quale il lattosio fermenta, e viene trasformato in acido lattico dai batteri che si utilizzano per preparare il formaggio. Questo rende il formaggio stagionato un alimento ottimo per chi non può bere il latte vaccino, perché può contribuire ad assumere le sostanze nutrienti come le vitamine, le proteine e i sali minerali che non possono essere assunti con il latte. Anche gli yogurt, grazie al loro processo di fermentazione, sono decisamente digeribili dall’organismo. In commercio esistono anche diverse tipologie di yogurt senza lattosio, ideali per chi non vuole rischiare di assumere lattosio.

L’intolleranza al latte è purtroppo una delle piaghe della società moderna, assieme alla celiachia e alle varie intolleranze agli alimenti che contengono allergeni. Negli ultimi anni, a causa di controlli sempre maggiori e di maggior consapevolezza e attenzione all'alimentazione, sempre più persone hanno scoperto di soffrire di questa intolleranza, grazie soprattutto ai test che si possono effettuare in ospedale.

Per verificare se si è intolleranti al lattosio è possibile effettuare due esami differenti: uno leggermente invasivo ed uno non invasivo. Il primo è il test genetico, che si effettua con l’inserimento per via orale di un tampone, con il quale si preleva la mucosa che verrà poi analizzata in laboratorio. Il secondo test è invece quello non invasivo, chiamato Breath Test, dove si analizza la presenza di idrogeno nell’aria contenuta nel corpo dopo aver assunto il lattosio nella quantità di 20g-50g. Il test dura minimo tre ore, e il paziente deve espellere l’aria in una sacca di raccolta ogni trenta minuti, fino a conclusione dell’esame.

Proprio questa sostanza che viene ingerita durante il test, il lattosio, è la causa dell’intolleranza, ed è importante conoscerlo per sapere come fronteggiarla.

Cos’è il lattosio?

Il lattosio è uno zucchero naturale presente nel latte, che, chi è intollerante, non riesce a digerire. Questo fenomeno succede perché l’organismo normalmente produce un enzima chiamato lattasi, che invece non si forma nelle persone intolleranti. Questa carenza comporta vari disturbi gastrointestinali poco graditi, che, se ignorati, possono portare anche a conseguenze ben più gravi.

La carenza della lattasi può essere riconducibile a tre forme: genetica, acquisita o congenita.

Nel primo caso l’intolleranza al lattosio è naturale, cioè si forma spontaneamente dopo lo svezzamento del bambino dal latte materno, o in età adulta causata da un calo progressivo nella produzione della lattasi.

Nel secondo caso l’intolleranza si manifesta come conseguenza di alcune malattie gravi, e scompare quando anche la malattia principale viene guarita.

La terza forma è invece quella più rara, perché si sviluppa sin dalla nascita, e non permette al neonato di essere nutrito con il latte materno, perché si manifestano subito i sintomi più gravi come la diarrea, che possono mettere il neonato in pericolo, soprattutto se l’intolleranza al lattosio non viene riconosciuta rapidamente.

Quali conseguenze comporta il consumo di lattosio negli intolleranti?

I classici sintomi che compaiono nell’immediato dopo l’assunzione di lattosio nei soggetti intolleranti sono i disturbi gastrointestinali, nella forma di dolori addominali, pesantezza allo stomaco, scarsa digestione, meteorismo e a seconda dei casi, stipsi o diarrea. I sintomi variano da persona a persona, e possono anche essere diversi a seconda della quantità di lattosio presente nel cibo ingerito, e alla sua facoltà di rallentare o velocizzarne l’assorbimento.

Come si contrasta l’intolleranza al lattosio?

Finora non sono state inventate vere e proprie cure per guarire l’intolleranza al lattosio, ma ci sono vari metodi che si possono seguire per condurre una vita più normale possibile, senza cambiare radicalmente le proprie abitudini, come spesso accade.

Di frequente infatti, chi si scopre intollerante specialmente in età già adulta, tende ad eliminare drasticamente il consumo di latticini, e ciò porta a gravi ripercussioni per l’organismo. Infatti, il latte è un elemento fondamentale nella dieta quotidiana, grazie ai suoi tanti nutrienti come le proteine, le vitamine e i minerali, essenziali per la buona salute dell’organismo. Va da se che il latte non può essere assolutamente eliminato, ma deve essere sostituito con degli alimenti adatti a chi soffre di questa intolleranza, oppure consumato ugualmente, grazie a delle pillole che aiutano a digerirlo.

In commercio si trovano ormai tante tipologie diverse di bevande che possono essere assunte dagli intolleranti al lattosio, alcune molto diverse, e altre anche piuttosto simili all’originale.

Per chi non vuole rinunciare alle proprietà del latte, il prodotto ideale è quello ad alta digeribilità. Questo latte, chiamato anche delattosato, si trova ormai in ogni supermercato, sia intero, scremato o parzialmente scremato. Per essere reso digeribile dall’organismo, questo latte viene addizionato con un batterio, il Lactobacillus acidophilus, che digerisce il lattosio al posto della lattasi, rendendo quindi il latte più tollerabile. Purtroppo questo tipo di latte ha un sapore molto più leggero rispetto all’originale, e contiene inoltre molti meno nutrienti. Per ovviare a questo problema, sono spesso aggiunte delle vitamine, in modo da renderlo più energetico e sostanzioso.

Un’alternativa al latte delattosato è il latte di origine vegetale. Tra i tanti in commercio, i più conosciuti sono quelli di soia, di riso, di mandorla e quello di cocco. Naturalmente, tutte queste tipologie di latte non hanno niente a che vedere con l’originale, soprattutto per quanto riguarda il gusto e l'apporto di vitamine e elementi nutritivi. Il latte di soia ad esempio, ha un colore scuro, sul marroncino, e un forte sapore di legumi; il latte di riso risulta invece più leggero al palato, e si presenta con un bel colore bianco perlato. Il latte di mandorla è molto saporito, ma anche molto calorico, mentre il latte di cocco ha un sapore molto marcato di questo frutto. Esistono anche altri tipi di bevande simili al latte, a base di miglio, quinoa, avena, farro e nocciola, ma sono abbastanza rare da trovare, specialmente nelle piccole città.

Ovviamente con il latte senza lattosio si producono anche i formaggi, che possono perciò essere assunti senza problemi. Alcune varietà di formaggi classici della tradizione italiana, come il Grana o il Parmigiano, sono però naturalmente a basso contenuto di lattosio, e sono quindi perfetti per gli intolleranti. Questo è possibile perché questi formaggi subiscono il processo di stagionatura, durante la quale il lattosio fermenta, e viene trasformato in acido lattico dai batteri che si utilizzano per preparare il formaggio. Questo rende il formaggio stagionato un alimento ottimo per chi non può bere il latte vaccino, perché può contribuire ad assumere le sostanze nutrienti come le vitamine, le proteine e i sali minerali che non possono essere assunti con il latte. Anche gli yogurt, grazie al loro processo di fermentazione, sono decisamente digeribili dall’organismo.

Chi invece non vuole rinunciare ai piacere del latte vaccino e dei formaggi freschi, può ovviare al problema assumendo degli integratori di lattasi poco prima dei pasti, in proporzione alla quantità di lattosio che si presuppone verrà ingerita.