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Diagnosi e Test per Intolleranza al Latte e Lattosio

Quali sono Diagnosi e Test per Intolleranza al Latte e Lattosio


Sempre più spesso si sente parlare di intolleranza al lattosio, un argomento delicato e spesso citato in maniera impropria o a sproposito. In passato si trattava di un fenomeno poco diffuso, o perlomeno non era sicuramente facile diagnosticarlo, probabilmente anche per la carenza di strumenti che potessero individuare con certezza l’intolleranza. Adesso invece, con l’avanzamento progressivo della tecnologia questi esami sono sempre più a portata di tutti, sia per quanto riguarda la diffusione, sia per i costi.
Purtroppo, a causa di cattiva informazione, molte persone tendono ad autodiagnosticarsi questa intolleranza.

Se si sospetta di soffrire di intolleranza al lattosio, è bene parlarne immediatamente con il proprio medico, spiegando chiaramente i motivi di questa ipotesi, e comunicando i sintomi che fanno propendere verso questa patologia. È bene non autodiagnosticarsi l’intolleranza al lattosio nè tantomeno eliminare, in autonomia, tutti i latticini dalla dieta, perché si può incorrere in gravi conseguenze che si ripercuotono in modo serio sull’organismo.

Una volta che il medico di famiglia conferma un’eventuale deficienza di lattasi nell’organismo si può procedere con due diversi test per diagnosticare l'intolleranza al lattosio. Questi test possono essere definiti non intercambiabili ma complementari, perché ognuno di essi fornisce informazioni differenti sull’intolleranza. Sono entrambi test non invasivi, e possono perciò essere eseguiti in un regime di day hospital. È raro invece che venga effettuata la biopsia della mucosa dell’intestino tenue, perché si tratta di un vero e proprio intervento.

Il primo è l’H2-Breath Test, che si può effettuare sia in ospedale, sia in un laboratorio privato di analisi.

Il test si esegue espirando l’aria in corpo in una sacca apposita, poi si ingerisce una piccola quantità di lattosio che varia a seconda del peso per i bambini, mentre va dai 20 ai 50 grammi per gli adulti. Dopo 30 minuti si espira nuovamente dentro la sacca, e a intervalli di mezz’ora si ripete l’esame, per un totale di circa 3-4 ore. L’aria contenuta nella sacca viene analizzata con un gas-cromatografo per stabilire se è stato prodotto idrogeno e in quale misura. Se l’organismo è carente di lattasi, l’enzima che serve a metabolizzare il lattosio, allora si formano nell’intestino dei gas fermentati e si incrementa la produzione di idrogeno. Se si verifica un aumento di questo gas di 20 parti per milione rispetto al valore di base, ottenuto prima della somministrazione di lattosio, allora il paziente è ritenuto intollerante.
Secondo la quantità di idrogeno emesso nell’espirato, si evince infine il grado di intolleranza, che può essere lieve, moderata o grave.

Per eseguire questo test bisogna prepararsi correttamente fin da un paio di giorni prima, regolarizzando la dieta e sottostando ad alcuni accorgimenti. Per quanto riguarda il cibo, bisogna evitare il giorno precedente di consumare latte e latticini, corn flakes, zucchero di canna, fibre, noccioline, piselli e alimenti derivanti dal mais; il giorno stesso bisogna invece essere a digiuno da almeno 8 ore.

Il giorno prima è bene seguire una dieta leggera, evitando gli zuccheri semplici presenti nei dolci e gli alimenti troppo ricchi di grassi. Per colazione l’ideale è consumare una tazza di the o caffè assieme a delle fette biscottate o a dei biscotti, mentre per pranzo e cena si può consumare della pasta o del riso in bianco, conditi con del formaggio a pasta dura stagionato, che non contiene lattosio. Per secondo si può optare per la carne, cucinata però senza l’utilizzo di grassi, perciò alla griglia, o del pesce cotto ai ferri oppure bollito.

Non bisogna assumere antibiotici nei 15 giorni precedenti all’esame, né lassativi e fermenti lattici negli 8 giorni che lo precedono; non bisogna fumare dal giorno passato e si deve essere svegli da almeno due ore, senza compiere particolari sforzi fisici nella mezz’ora che precede l’esame. Bisogna infine lavarsi bene i denti, e sciacquare la bocca con il colluttorio, al fine di non alterare i risultati del test; a questo proposito, è necessario rimandarlo se si verificano episodi gravi di diarrea e patologie intestinali di severa importanza, e anche se ci si è sottoposti a una colonscopia nei 30 giorni precedenti.

Questo test potrebbe però generare dei falsi negativi, ed è perciò bene sottoporsi anche al secondo tipo di test, quello genetico.

Il test genetico è un esame non invasivo, che si basa sull’analisi del DNA per verificare la possibile intolleranza al lattosio. Grazie a questo test si può scoprire se è presente l’intolleranza e se questa ha un origine genetica o se è stata indotta da altre patologie, come ad esempio gastroenteriti, celiachia o interventi chirurgici. Il test genetico analizza la struttura del DNA, e dimostra se il paziente ha subito una variazione di quest’ultimo, il polimorfismo C/T, che determina l’intolleranza.

Per eseguire questo test non c’è bisogno di una preparazione rigida come per l’H2-Breath Test, ed è infatti consigliato anche ai bambini per la sua semplicità. Il test consiste nell’inserimento di un tampone buccale nella cavità orale del paziente, per prelevare la saliva. Il tampone viene passato solitamente nella parte interna della guancia. Le uniche raccomandazioni che si devono seguire prima del prelievo sono di non consumare cibi e bevande al di fuori dell’acqua nei 30 minuti precedenti, ed evitare nello stesso lasso di tempo di fumare, in modo da non compromettere il risultato del test.

Questo esame è raccomandato nel caso si sospetti un’intolleranza al lattosio nel bambino, perché si tratta di un esame veloce e non invasivo che dura soltanto pochi secondi, e non prevede grandi preparazioni nel periodo precedente al test.

Nel caso si sospetti un’intolleranza al lattosio, è consigliabile eseguire prima l’H2-Breath Test, a meno che non si tratti di bambini, e solamente in seguito il test genetico. Si raccomanda di eseguire le procedure in quest’ordine perché l’esame per analizzare l’idrogeno presente nell’espirato potrebbe essere influenzato dall’assunzione di antibiotici o da alterazioni della flora intestinale, che quindi non riesce a produrre l’idrogeno, e il test potrebbe perciò dare esito negativo, anche se si è effettivamente intolleranti al lattosio. In caso di esito positivo invece, il test non determina se si tratti di una patologia genetica e perciò non modificabile, o dovuta a un’alterazione temporanea della presenza dell’enzima lattasi nell’organismo.

Il test genetico fornisce quindi la conferma, e stabilisce se l’intolleranza è di tipo primario (genetico) o secondario (indotto da farmaci o alterazioni temporanee).